Translate

lunedì 10 dicembre 2012

i miti: greci egizi ebraici e atzechi

Zeus convocò i suoi fratelli Ades e Poseidone ed assieme a loro la sovranità dell'universo venne equamente divisa: Poseidone ebbe il domino dei mari, mentre Ades divenne il signore degli inferi e dell'oltretomba; Zeus mantenne per sé la tirannia del cielo e della terra.


I figli di Crono

Zeus prese inizialmente in sposa Metis (la Prudenza), una delle dee più sagge; quando, tuttavia, ella rimase incinta, nel timore che potesse partorire un figlio in grado di spodestarla, il sovrano del cielo la inghiottì nel suo ventre. Alcuni giorni dopo, tuttavia, dalla testa dei Zeus uscì intrepida la dea Pallade Atena (Minerva), già armata di tutto punto con elmo, spada e scudo: per gli antichi abitanti della Grecia ella simboleggia la sapienza e la guerra eroica.
Per seconda il sovrano del cielo ebbe in sposa la dea Temi, con la quale generò le Ore (le Stagioni) e, secondo alcuni autori, anche le terribili Moire.
Zeus amò anche Mnemòsine, che gli partorì le dolci Muse protettrici delle arti, e Leto, da cui ebbe due gemelli: Apollo (Febo), protettore delle arti e delle doti profetiche, e Artemide (Diana), la dea della caccia. I due inseparabili fratelli vengono spesso raffigurati assieme e associati al culto del Sole, il cui carro veniva condotto ogni giorno dal dio Apollo, e della Luna (uno degli epiteti della dea Artemide).
Da Eurinòme, Zeus ebbe le bellissime Cariti (le Grazie) dalle belle guance (Talia, Eufrosine e Aglaia), ninfe amabili simbolo della grazia e dell'amore; da Maia, figlia di Atlante, ebbe il dio Hermes (Mercurio); messaggero degli dèi e protettore delle arti mediche (ma anche degli audaci e dei ladruncoli nonché compagno del padre nelle sue passeggiate nella terra degli uomini), egli riusciva a muoversi rapidissimo per le terre del mondo conosciuto grazie ai suoi calzari alati.
La passione di Zeus per Demetra, invece, generò la dolce Kore - Persefone, futura sposa di Ades; ebAfrodite, dea dell'amore.
Zeus è anche il progenitore delle ninfe; le Driadi e le Amadriadi, che abitano i boschi; le Oreadi, che vivono nelle montagne; le Naiadi, divinità tutelari dei fiumi e delle sorgenti.
Infine, Zeus prese in sposa Hera (Giunone), dalla quale ebbe tre figli: Ares (Marte), lo spietato dio della guerra, Ebe (la Giovinezza) ed Ilizia, la dea protettrice del parto. Pare, tuttavia, che questo terzo matrimonio fosse funestato da numerose infedeltà, tanto che la gelosa e vendicativa Hera, oltre a perseguitare le amanti di volta in volta prescelte dal marito, per ripicca generò da sé stessa Efesto (Vulcano), il fabbro degli dèi. Si racconta, inoltre, che questo figlio fosse talmente brutto e deforme che venne scaraventato dalla stessa madre giù dal monte Olimpo, per cui Efesto rimase zoppo per l'eternità; successivamente, Hera gli diede in sposa la bellissima Afrodite (di cui era gelosa), per evitare che la dea dell'amore potesse circuire altri dèi; anche questo matrimonio, ovviamente, venne caratterizzato da molti tradimenti.
Zeus non fu immune dal fascino delle donne mortali, con le quali concepì eredi che divennero eroi o grandi sovrani (due di essi, Dioniso ed Eracle, vennero addirittura ammessi al cospetto degli dèi dell'Olimpo).
Raccontano comunque i poeti che il regno di Zeus fosse destinato a durare per l'eternità e che nessuno riuscì mai a spodestarlo dal suo trono. Si narra inoltre che vi era un'unica divinità in grado di partorire un figlio in grado di prendere il suo posto ma che il suo nome fosse noto al solo Prometeo.
Il tiranno del cielo era tuttavia fortemente in collera con il titano, colpevole di aver sottratto il rosso fuoco dall'Olimpo con l'inganno; questi, infatti, aveva ubriacato Efesto offrendogli del vino drogato con del papavero mentre gli altri dèi si stavano riposando.
Per questo Zeus aveva fatto incatenare Prometeo sui monti del Caucaso, minacciandolo di terribili torture qualora non avesse rivelato il nome della donna in grado di partorire il suo successore.
Il titano indomabile si rifiutò di obbedire ai voleri di Zeus, nonostante un'aquila mandata dal cielo gli divorasse ogni giorno le viscere. Solamente l'intercessione di Gea, la dea della Terra, fece riconciliare il sovrano del cielo con Prometeo, che rivelò quindi il nome fatidico: era la bellissima dea Tetide, una delle Nereidi.  Pur travolto da una forte passione amorosa nei confronti della ninfa, Zeus procurò che Tetide venisse data in sposa ad un uomo mortale, che fu Peleo.  Da Peleo e Tetide nacque il più forte di tutti gli uomini mortali, vale a dire Achille, protagonista della guerra di Troia.
* * *
Si narra che all'inizio esisteva nell'oscurità un infinito oceano di acque primordiali che gli antichi chiamarono Nu (o Nun). All'alba dei tempi, scaturì a plasmare gli elementi il creatore dell'universo: questi era Atum (assimilato in tutto e per tutto con Ra, il dio del sole), il quale fece sorgere un tumulo primigenio a forma di piramide e dall'alto della sua visuale contemplò il caos. Il primo atto creativo aveva dunque generato le due divinità più antiche, spesso raffigurate nell'iconografia religiosa come due leoni: Šu (che personifica il Vuoto, l'Aria) e Tefnut (che letteralmente significa la rugiada, l'umidità dell'aria; ma i sacerdoti insegnavano che essa poteva essere identificata anche con l'atmosfera dell'oltretomba). Dall'unione di Šu e Tefnut nacquero Gebb, il dio della terra (nonché personificazione dell'Egitto stesso), e Nut, la dea del cielo. La cosmogonia eliopolitana raffigura spesso la dea del cielo piegata ad arco sopra il dio della terra, divenuto suo marito. Dall'unione di Gebb e Nut nacquero quattro figli: Iside, Osiride, Seth e Nefti, completando così la genealogia delle nove divinità principali (la famosa Enneade). Successivamente, per volere di Atum, i due consorti vennero separati a opera di Šu, che da allora si frappone tra terra e cielo.


L'enneade di Eliopoli

Il mito della creazione concepito dai sacerdoti di Eliopoli a questo punto si ricollega ad un altro ciclo mitico dell'antico Egitto, originatosi nella zona del Delta del Nilo e precisamente nella città di Menfi: quello della sovranità. Secondo la tradizione, fu Osiride a ereditare il diritto a governare il mondo in quanto primogenito di Gebb e Nut. Egli prese in sposa sorella Iside e questo costituì per millenni il modello di regalità di tutto l'antico Egitto (i faraoni erano infatti soliti prendere in sposa una loro sorella). Durante il regno di Osiride, le terre del Nilo prosperarono anche perché il dio era in grado di plasmare e modellare gli elementi a beneficio del paese. Quel periodo così felice, tuttavia, venne sconvolto a causa della usurpazione dell'antagonista di Osiride, il malvagio dio Seth: questi squarciò il ventre di Nut e diede inizio ad un periodo di violenza e di caos; poi rivolse la sua ira nei confronti del fratello, che prese a tormentare in tutti i modi, giungendo infine ad ucciderlo presso il fiume Nedyet. Seth divenne così il sovrano assoluto dell'Egitto e associò al trono la sorella Nefti, che prese in moglie. Mentre Seth governava con crudeltà e violenza, i lamenti struggenti della bella e sfortunata Iside, vedova del defunto sovrano, echeggiavano per tutta la terra; mossa a pietà per il dolore della sorella, Nefti si mise alla ricerca del corpo di Osiride, per potergli dare almeno una degna sepoltura.
 Si narra, a questo punto, che Iside e Nefti riuscissero a ricomporre il cadavere del dio, che Seth aveva fatto crudelmente a pezzi, nella città di Abido; le due sorelle avvolsero Osiride nelle bende ponendo in essere per la prima volta quel processo di mummificazione che divenne poi tipico della cultura funeraria egiziana. Il dio Osiride discese quindi nel Duat, il regno degli inferi, dal quale egli regna ancora come Signore dell'Oltretomba. Poco prima di ultimare il rituale di sepoltura, tuttavia, la dea Iside fece uso dei suoi grandissimi poteri magici per far risorgere l'alito della vita (sia pure per un attimo) nel suo sposo. Quanto basta per concepire con lui un figlio destinato un domani a riprendere il trono ingiustamente usurpato da Seth. Il figlio di Iside e Osiride fu quindi Horus, il dio falco, fondatore della dinastia dei faraoni d'Egitto. Raggiunta l'età adulta, questi dichiarò guerra allo zio e lo affrontò in una serie di sanguinose prove e battaglie a seguito delle quali Horus uscì sempre vincitore. Nonostante gli inganni di Seth (che sfiderà il nipote prendendo ora le sembianze di un ippopotamo, ora di un coccodrillo, ora di altro animale), Horus continuò a perorare i propri diritti di legittimo erede al trono davanti agli antichi dèi. Alla fine, l'Enneade rese giustizia al figlio di Osiride, cui venne assegnata la sovranità totale di tutto l'Egitto. Lo zio usurpatore e i suoi seguaci vennero esiliati ma non uccisi poiché Seth era sotto la protezione del dio Ra. Horus associò al trono la regina madre Iside (nota, a questo punto, anche come Hathor) e cinse per la prima volta la doppia corona, simbolo di regalità nell'Antico Egitto.
* * *
Quando Dio creò il cielo e la terra, nulla trovò intorno a sé, se non Tohu e Bohu, vale a dire il caos e il vuoto. L'abisso su cui lo spirito divino si librava era ricoperto dalle tenebre. Mentre era intento all'opera della creazione, il Signore pose la terra su fondamenta inamovibili e, per fare ciò, affondò alcune montagne a mo' di pilastri nelle acque dell'abisso. Allora, le ribollenti acque inferiori si ribellarono e Tehom, la loro regina, minacciò di distruggere il lavoro creativo di Dio. Montato sul suo carro di fuoco, il Signore fermò le ondate e scagliò raffiche di fulmini e saette contro i suoi nemici; dominate dalla voce tuonante di Dio, le acque si ammansirono e si dichiararono vinte; allora il Signore emise un ruggito di vittoria e le sottomise al suo volere; Egli decretò inoltre che Tehom dovesse rimanere per sempre rinchiusa dentro cancelli, sprangati con sbarre di ferro. Da allora, Tehom è rimasta acquattata in sottomissione nella sua cavità, anche se Dio consente ogni tanto alle acque inferiori di scaturire poco a poco, inviando ruscelli o nutrendo le radici degli alberi; in un'unica occasione venne rimosso il sigillo che impedisce a Tehom di riprendersi il dominio del mondo e ciò è stato in occasione del Diluvio Universale. Il Signore, allora, completò la creazione ed esiliò quindi Tohu e Bohu; ancora oggi, tuttavia, è possibile riconoscere Tohu come la sottile e grigia linea dell'orizzonte, da cui ogni sera nasce la tenebra. Bohu è, invece, il nome che viene dato alle pietre luccicanti sprofondate nell'abisso marino, dove sono in agguato terribili mostri marini. Altri sostengono, infine, che in principio Dio creò numerosi mondi ma, non essendone soddisfatto, li distrusse uno dopo l'altro: migliaia di generazioni vennero cancellate senza che ne rimanesse alcun ricordo. Dopo questi primi tentativi, Dio rimase solo e riconobbe che nessun mondo era degno di essere creato se non abitato da uomini capaci di pentimento. Per questo motivo il Signore creò la legge, il pentimento, il trono divino, il padiglione celeste, il giardino dell'Eden, la Gehenna (l'inferno ebraico) e il Messia. Il sesto giorno della creazione, Dio decise di creare l'uomo a sua immagine e somiglianza; a tal fine, Egli non si servì di materiale indegno, ma scelse la polvere più pura, la inumidì e ne prese una manciata per dare vita al primo essere umano, cui venne dato il nome di Adamo in quanto figlio della terra [ădāmāh]. Alcuni fanno derivare il nome da adōm («rosso»), per ricordare che il primo uomo venne plasmato con la creta rossa che si trova a Hebron. Inizialmente, il Signore aveva dato ad Adamo un aspetto così maestoso che, quando si trovava in posizione eretta, la sua testa poteva contemplare il trono divino. Dio chiese quindi alle creature viventi e agli angeli di rendere omaggio al primo uomo; tutti si inchinarono davanti ad Adamo, tranne il serpente invidioso, che venne per questo motivo allontanato dalla presenza del Creatore. Altri sostengono, invece, che la bellezza e la maestà del primo uomo stupirono gli angeli a tal punto che essi chiesero preoccupati a Dio se fosse mai possibile avere due poteri divini nell'universo, uno nel cielo e l'altro sulla terra. Allora il Signore posò la mano su Adamo e ne ridusse le dimensioni. Si narra che Dio avesse chiesto ad Adamo di dare un nome a tutte le creature viventi: pare che a questo punto il primo uomo si rendesse conto che tutti avevano una compagna tranne lui per cui venne preso dalla gelosia, non potendo appagare la sua sete d'amore, e chiese al Signore di rimediare a quella ingiustizia. Avendo deciso di dare ad Adamo una compagna, Dio creò Lilith, la prima donna; dall'unione tra i due nacque Asmodeo e la razza dei demoni che ancora oggi funestano l'umanità. Adamo e Lilith non ebbero mai un attimo di pace assieme, perché tutte le volte in cui egli voleva giacere con lei, la donna si offendeva per la posizione che le veniva imposta: — Perché mai devo stendermi sotto di te se sono tua uguale?  Poiché Adamo tentava di ottenere la sua ubbidienza con la forza, Lilith pronunciò il sacro nome di Dio e si librò nell'aria abbandonando per sempre il suo sposo. Allora Dio decise di creare una più degna compagna per il primo uomo e ne plasmò le fattezze davanti a lui: poiché Adamo aveva assistito all'atto creativo della donna e ne aveva visto anche le viscere e le secrezioni, questi venne colto da disgusto e fuggì.  Dio provò per la terza volta ad accontentare Adamo e agì con maggiore prudenza: mentre il primo uomo dormiva, il Signore gli estrasse una costola e formò con essa una donna, intrecciò i capelli e la adornò con ventiquattro gioielli. Quando Adamo si ridestò, rimase colpito dalla bellezza della donna, cui venne dato il nome di Eva, e ne fece la sua sposa.
* * *
La mitologia degli Aztechi ricorda spesso il nome del dio Quetzalcoatl (il Serpente Piumato), venerato presso molte altre delle civiltà precolombiane, tra cui i Maya (che lo chiamavano Kukulkán), i Mixtechi e i Toltechi: era il dio del cielo e del sole, dei venti e della stella del mattino; come tale, egli era considerato il benefattore di tutta l'umanità . Quetzalcoatl fu conosciuto come inventore dei libri, del calendario e soprattutto come colui che donò il mais al genere umano. Egli non richiedeva sacrifici umani, ma sosteneva che essi dovevano essere sostituiti con offerte di fiori, incenso, farfalle e pane di mais.  La vita del Serpente Piumato era basata sul digiuno, sull'astinenza e su continue penitenze: egli era solito mortificarsi pungendosi la pelle con spine di cactus sino a farsi uscire il sangue.  La vita ascetica di Quetzalcoatl, la sua bontà e la sua purezza irritarono non poco il dio Tezcatlipoca (dio del male e del cielo notturno, suo rivale e nemico). Volendo distruggere l'integrità del Serpente Piumato, gli offrì una tazza di pulque, un liquore ottenuto dalla fermentazione del succo di agave.  Non essendo abituato all'uso di queste bevande, Quetzalcoatl ben presto si ubriacò e, preso da una insana passione, si gettò tra le braccia della sorella. Per qualche tempo, egli condusse una vita dissoluta, dimentico della purezza e della castità che aveva predicato in passato.
Una volta venuto meno l'effetto inebriante del liquore, il Serpente Piumato si rese improvvisamente conto di quanto aveva commesso e abbandonò in lacrime la sua città per recarsi sulla riva del mare. Qui, Quetzalcoatl eresse una pira funebre e, indossata una maschera di turchese e indossato un abito fatto di verdi piume di uccello, si gettò tra le fiamme. Alcuni istanti dopo, i suoi seguaci potevano assistere alla metamorfosi del dio, che si era trasformato in un nuovo, luminosissimo astro: era diventato la nuova stella del mattino. Secondo una diversa versione del mito, il dio Quetzalcoatl non morì ma si sarebbe congedato dal suo popolo, prendendo il largo a bordo di una zattera fatta di pelli di serpente; egli tuttavia promise che un giorno sarebbe tornato dal mare per riconquistare il potere e portare una nuova età dell'oro.  Quest'ultima versione del mito, paradossalmente, fu fatale per il destino dell'impero azteco; si diceva infatti che Quetzalcoatl fosse molto alto di statura, di pelle chiara, con lunghi capelli neri e dalla barba fluente. Quando, nel 1519, lo spagnolo Hernán Cortés giunse in Messico, poiché questi aveva caratteristiche fisiche in gran parte corrispondenti a quelle che venivano attribuire al Serpente Piumato, molti tra gli Aztechi (tra cui lo stesso re azteco Montezuma II) sembravano giustificarne la identificazione con il dio. Per questo motivo, il conquistatore Cortés fu inizialmente accolto con grandi onori. Quando, tuttavia, le reali intenzioni di conquista e distruzione dei conquistadores furono palesi, gli Aztechi si resero conto del tragico errore commesso; ma ormai era troppo tardi: la cruenta conquista del Messico da parte degli invasori era ormai una realtà.


Nessun commento:

Posta un commento